[Introduzione di Ernesto Miramondi]

“Bullismo, forma di annientamento della persona. Una coperta fatta di violenza, sopraffazione e isolamento che avvolge la vittima impedendole di esprimere la propria libertà. Ci si sente umiliati e messi alla berlina. Un io fatto a brandelli, alla perenne ricerca dei cocci di una personalità violentata da rimette insieme. Per sopravvivere al quotidiano senza il coraggio di pensare che domani sarà ancora così.

Una domanda che è un chiodo fisso. Perché io???!!! … Perché? …Sono dunque sbagliato?

Un mondo dove i sogni affogano nel turbinio delle stesse domande, nella ricerca di un perché che spesso non c’è o se c’è, forse è solo nella testa del bullo di turno o del gruppo di vigliacchi che gli fanno corona.

Tutto questo, come del resto la stessa violenza di genere, è patrimonio di un vecchio retaggio che va superato. La violenza non va tollerata, va combattuta. E il miglior modo per farlo è quello di educarci ad una società diversa, più sensibile, inclusiva, non frammentata in gruppi gli uno contro gli altri, educata al rispetto reciproco.

Cosa questa non facile, sia perché i recessi culturali di questa nostra società permangono e sono profondamente radicati nei modelli in cui i punti di forza per raggiungere il successo rimangono connessi con la sopraffazione, sia perché molto spesso il bullo è a sua volta una vittima del sistema. Spesso persona debole, che necessita dell’uso della violenza, della sopraffazione, per emergere e non essere a sua volta emarginato.

Occorre quindi la ricerca di modelli e nuove metodologie che aiutino ad avviare processi culturali capaci di avvicinare vittime e carnefici in un dialogo.

La persona che ha scritto l’articolo che segue è in primis un’educatrice, un’assistente sociale e lavora proprio sui temi del bullismo, aiutando sia chi è nella condizione di bullo, sia chi è nella condizione di vittima, a dismettere tali ruoli e lo fa attraverso le discipline legate all’autodifesa.” 

 

la Difesa Personale Educativa – DPE

                                            [Foto di Tania Dachille]

[di Tania Dachille]

DPE. Per poter comprendere che cos’è e come funziona è necessario prima fare un breve accenno ad uno dei temi più dibattuti nel pianeta .. La VIOLENZA …

Come per tutti gli esseri viventi che hanno vita sociale, incluso l’uomo, è uno strumento per affermare il proprio ruolo nel gruppo. L’umanità da sempre convive con questa condizione che di volta in volta è condannata o giustificata a seconda del fine o dell’uso che se ne fa.

Dunque la violenza è parte del bagaglio umano, non può essere estirpata ma sicuramente può essere EDUCATA.

A tal proposito mi presento: mi chiamo Tania Dachille, sono un assistente sociale per l’infanzia e istruttrice di difesa personale, tengo corsi di difesa, seminari sul bullismo e contro la violenza sulle donne.

Ho avviato la mia attività sulla scorta di numerosi studi sia sulla psicologia criminale che sui comportamenti delle vittime di abusi. 

Dopo aver ascoltato le esperienze di un gran numero di vittime e storie di bullismo sia esercitato che subito e dopo aver compreso la pericolosità della continua crescita degli atti di violenza riguardanti ogni età e genere, ho ideato un programma di DIFESA PERSONALE EDUCATIVA.

Questo programma è prettamente rivolto ai bambini di seconda e terza infanzia mediante percorsi di psicomotricità all’interno dei quali vengono inserite esercitazioni di difesa personale basate sui concetti del JEET KUNE DO – KALI FILIINO e KICK BOXE. 

Sposando la teoria di Piaget sulla rapidità di apprendimento nei primi anni d’infanzia, ho creato, sperimentato e assodato la funzionalità del mio programma, la veridicità e la positività degli effetti riscontrati su ogni soggetto, concludendo che:

  • I bambini con atteggiamenti indirizzati verso la violenza imparano a controllarsi, si sfogano, si coordinano e comprendono che la violenza non è mai la soluzione 
  • Quelli insicuri acquistano fiducia in se stessi e lo si può notare sin da subito dal cambio radicale della postura e da come si rapportano con l’ambiente e le persone che prima vedevano ostili, imparando che la paura è un’amica da ascoltare e non un qualcosa da temere 

Durante le esercitazioni pratiche di coppia avviene una cosa importantissima , lo scambio di ruoli, Ovvero,

una volta si è “aggressori” un’altra “vittime” come avviene in TEATRO. Il luogo di allenamento , qualunque esso sia, diventa il palcoscenico, gli allievi si trasformano in attori simulando fatti di vita reale, vista e provata da ogni angolazione.

Il mettersi l’uno dei panni dell’altro, a mio avviso, è uno strumento di insegnamento fondamentale per una società migliore ed è la base dell’educazione alla non violenza, imponendo quasi in automatico la sostituzione della stessa con la gentilezza e il senso di umanità.