[di NicE]

THE WAR di Louis Gallait

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera, Louis Gallait - Guerra - Walters 37124.jpg Autore:Walters Art Museum

 [Da Wikipedia, l’enciclopedia libera, Louis Gallait – Guerra – Walters 37124.jpg]

La guerra, odiata da tanti ma amata da chi può stabilire se farla o meno.

L’unica azione di cui l’umanità non ha saputo fare a meno nel tempo, investendo soldi, inventando armi e sognando potere, trasformandola in quotidianità, senza considerare che il prezzo da pagare è caro e la valuta sono vite umane, spesso di persone che lì in mezzo non volevano neanche starci e che la vita, forse, se la meritavano più di chi invece è comodamente seduto a guardare le pedine andare al macello.

La verità è che a stare nella scacchiera della guerra, e a subirne le conseguenze, ci sono sempre dei civili innocenti.

E sono proprio loro i soggetti su cui Gallait si concentra in quest’opera, in particolare su una madre, ormai deceduta, che ha provato fino all’ultimo, con tutte le sue forze, a difendere la propria famiglia.

Il corpo privo di vita giace per terra, ed il viso è rimasto congelato in uno sguardo di estenuante fatica dato dall’infinita lotta per la sopravvivenza.

Sul petto della donna due bambini, uno senza vita con la testa dolcemente poggiata al corpo della madre, l’altro, con lo sguardo alto, in cerca di un aiuto destinato a non arrivare mai, colmo delle lacrime di terrore di chi si rende conto di non avere speranze.

Sull’angolo in basso vi sono altre due vite portate via dalla guerra, quella di un cane e di un uomo che imbracciava un fucile nel tentativo disperato di difendersi.

L’atmosfera del dipinto è tetra e infernale, portando l’osservatore ad immergersi in un paesaggio di morte e terrore.

Chiudiamo gli occhi e tiriamo un sospiro di sollievo perché noi non siamo li, Ma, mentre lo facciamo, ragioniamo sul fatto che quest’opera, pur risalente ad oltre 150 anni fa, rappresenta più che mai l’attualità.

Ragioniamo sul fatto che queste immagini di strazio continuano ad essere la quotidianità di molte popolazioni, nemmeno tanto lontane da noi, persone che neanche ricordano più cosa sia la normalità.

Conviene pensare che essere o non essere noi i soggetti dipinti su quest’opera, è solo una questione di fortuna.

La guerra colpisce ininterrottamente e continuerà a farlo fino a ché intorno avrà uno scudo di silenzio e disinteresse di chi ne è lontano, a proteggerla dalla concretezza dei pochi che si rendono conto che così lontano, forse, non è.