[Introduzione di Ernesto Miramondi]

“Vivere bene, invecchiare bene. Certo la parola d’ordine è rimanere sani e vigili.

Padroni di noi. Accade però che con l’avanzare dell’età qualcosa smette di essere

sotto controllo e qualche volta è proprio la capacità cognitiva ad essere compromessa.

Là dove questo accade associazioni come Aral sono capaci di accogliere e operare con

competenza per fronteggiare il degrado e mantenere comunque dignitoso lo stile di vita

delle persone colpite. Penso all’Alzheimer ma anche a tutte quelle forme che provocano

demenza senile. E’ senz’altro un’opera grande per la dignità umana e per permettere a

chi NE è colpito di sentirsi comunque accettato, non un reietto. Ma si può fare di più.

Si possono attivare presidi, avanzare studi e ricerche per favorire una certa resistenza 

allo sviluppo di certe patologie legate all’invecchiamento ed è quanto viene sotto

illustrato da Roberto Dominici dell’associazione ARAL” 

.

INVECCHIARE CON SUCCESSO

                                                            [Foto di Ernesto Miramondi]

SI PUO’ FARE!

[di Roberto Dominici e Giovanna Maria Frasca]

Riuscire a raggiungere un’età molto avanzata, la longevità, è una delle conquiste del nostro tempo e l’incredibile aumento dell’aspettativa di vita alla nascita rappresenta la base di questo traguardo dell’umanità.

Invecchiare in condizioni di salute la realizzazione del “mens sana in corpore sano”  non è però un dono che ci viene fatto dall’alto, ma richiede da parte di tutti un impegno costante ed un programma di prevenzione che  deve cominciare fin dalle fasi iniziali della vita.

Sebbene l’invecchiamento cognitivo patologico, che si declina nello sviluppo di diverse forme di demenza (prima tra tutte la demenza di Alzheimer), costituisca un’emergenza socio-sanitaria di dimensioni sempre più evidenti, anche il “normale” invecchiamento cognitivo comporta nell’anziano una serie di disagi non trascurabili.

Con l’avanzare dell’età, infatti, si verifica una fisiologica riduzione della velocità di elaborazione e un declino delle capacità di apprendimento, memoria, ragionamento, problem solving, pianificazione e flessibilità mentale. 

L’incremento delle vendite di libri divulgativi, software, videogiochi che sostengono di poter aumentare la salute e le potenzialità del cervello, mantenendolo “giovane”, rappresentano un indice più o meno indiretto della necessità e del desiderio diffusamente percepiti da persone non più giovani di conservare la propria funzionalità cognitiva durante l’invecchiamento.

La proposta di interventi rivolti a situazioni “non patologiche”, inoltre, si trova in accordo con l’attuale e sempre più crescente interesse rivolto alla prevenzione primaria, possibile anche nell’ambito della “salute cognitiva”.

Nell’ambito delle neuroscienze dell’invecchiamento è ben nota l’espressione inglese “use it or lose it”, riferendosi, appunto, alla necessità di sollecitare costantemente il cervello (“use it”) per limitare la perdita di funzionalità cognitiva che fisiologicamente si verifica all’avanzare dell’età (“or lose it”).

Le attività potenzialmente in grado di stimolare il nostro cervello, la stimolazione cognitiva, tuttavia, non sono tutte uguali. Per essere davvero efficaci, infatti, necessitano di essere pianificate e condotte da personale esperto, che sia in grado di conferirgli determinate caratteristiche. Gli effetti del training cognitivo, inoltre, devono essere trasferibili a compiti di natura diversa e generalizzabili nella vita quotidiana.

In ultimo, le attività proposte devono essere strutturate in modo tale da stimolare impegno e motivazione da parte degli utenti che vi prendono parte.

Attività provviste di queste caratteristiche non solo possono migliorare la salute del sistema cognitivo attraverso l’induzione di fenomeni di plasticità cerebrale, ma, contribuendo alla formazione di un’ampia riserva cognitiva, possono perfino posticipare l’esordio clinico delle malattie dementigene.

Sulla base di queste premesse, già da diversi anni è stato realizzato il progetto “prevenzione dell’invecchiamento cognitivo: usa la testa, allena la mente!”, in partnership con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.

Nel contesto di tale progetto è stato messo a punto un programma di ginnastica cognitiva rivolto ad ultrasessantenni neurologicamente sani e finalizzato alla prevenzione primaria dell’invecchiamento cognitivo. Nato come progetto sperimentale, il programma di training cognitivo si è successivamente strutturato nel servizio “Mente in Forma”, proposto in vari Comuni della Brianza in collaborazione con associazioni ed enti locali, ed in particolare con l’associazione Ricerca Alzheimer Lissone (ARAL).

.

Roberto Dominici

Giovanna Maria Frasca

Presidente Aral Onlus