[Di Claudia Garofalo]

              [Disegno eseguito da Emanuel]

GOCCIOLINA

(Storia del bambino di pietra)

Oggi vorrei raccontarvi una fiaba, a dire il vero l’ho raccontata tante e tante di quelle volte che sicuramente la conoscete già, ma è una fiaba che amo talmente tanto che non mi stanco mai di rivivere.

Questa è la storia di una gocciolina, ma non una gocciolina qualsiasi no, lei non è fatta acqua ma bensí di colore: puro e accesissimo colore.

A differenza delle altre gocce, tutte uguali, così spente e anonime la nostra Gocciolina è sorridente, piena di colori e soprattutto sta sempre lì, poggiata sulla sua mensola che scruta con i suoi occhietti curiosi tutta la stanza e credetemi se vi dico che non evapora ne svanisce ma sta lì, ferma, come un prezioso cimelio che custodisco con immenso amore e devozione.

Vi chiederete allora perché tutto questo amore per una singola e semplice goccia, ebbene ve lo dico subito, lei è il colorato frutto di due manine che non possono muoversi e di due splendidi occhioni che non possono vedere.

Sebbene il piccolo Emanuel sia paralizzato dalla nascita e non abbia idea di cosa siano i colori perché i suoi splendidi occhi non hanno mai potuto vederli, li ha sempre amati, fin da quando era piccolo.

Ha sempre adorato sentire il freddo dei colori a tempera sulla pelle ed è sempre rimasto affascinato dal rumore dei pennarelli che strisciano sul foglio. Ogni volta che qualcuno in casa prendeva una penna o una matita lui, con il suo super udito se ne accorgeva e avreste dovuto vedere come si metteva sull’attenti! Pronto e curioso di capire cosa stesse succedendo e cosa provocasse quel turbinio di sensazioni.

Fu così, grazie alla sua incredibile voglia di fare, di scoprire, di esplorare, che ideammo un modo tutto nostro per imprimere sul foglio tutto quell’uragano di emozioni.

Decine di pennarelli colorati venivano sparpagliati sul tavolo del suo grande sistema posturale: si utilizzavano solo quelli che cadevano a terra, quelli che erano frutto di una scelta dettata dai movimenti involontari delle braccia del piccolo Emanuel ma che poi, ad un secondo sguardo, si rivelavano incredibilmente perfetti, come fossero la palette scelta da un pittore che si apprestava ad iniziare la sua opera.

Mettevo tra le manine di Emanuel un pennarello alla volta, lui stringeva forte forte e i suoi movimenti curiosi, dettati esclusivamente dall’emozione del momento, talvolta inconsapevoli e talvolta quasi ponderati, lasciavano sul foglio la loro scia di meraviglia.

Il tutto durava una manciata di minuti che lasciavano ogni volta il piccolo altrista stremato, come avesse scalato l’Everest; la concentrazione nel tenere la mano chiusa, l’attenzione al suono, ad ogni singola sensazione lo lasciavano spesso esausto, felice, ma incredibilmente stanco tant’è che si addormentava con il sorriso sulle labbra.

Quello che ogni volta ne usciva fuori era qualcosa che aveva dell’incredibile: quelle linee all’apparenza disordinate rivelavano ad ogni persona che si ritrova ad osservarle qualcosa di unico e particolare.

C’è chi vedeva un fiore, chi un cuore, chi una nuvola e chi ancora un aquilone.

Chiunque posi lo sguardo su uno dei suoi disegni incantati vede apparire davanti a sé un immagine che nessun altro riesce a vedere. Infinite immagini, una diversa per ogni persona.

C’è chi sicuramente dirà “ovvio, in uno scarabocchio ognuno vede quello che vuole” ma vi dirò un segreto, le cose non stanno proprio così:

“Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.

E così, come nel libro di Exuperie, se non si osserva con il cuore non si vedrá altro che uno scarabocchio, un ammasso di macchie e linee disordinate, ma se si guarda con attenzione, con gli occhi del bambino che è in noi, quelli che non hanno mai smesso di sognare, le porte della meraviglia si spalancheranno e solo allora si potrà dare una sbirciata a quel mondo incantato dove le più svariate forme si intrecciano con i più svariati colori creando qualcosa di davvero magico e dando vita a quelle che sono le emozioni più sincere di un bambino a cui la vita ha proibito tutto, persino di disegnare.

Pensate che meraviglia, un bimbo che non vede e che non è in grado di muoversi dipinge a modo suo un mondo che non conosce ma che percepisce solamente e ci regala la visione onirica di tutte le sue emozioni, impressa su un semplice foglio, sottoforma di un semplice e pastrocchiato disegno che però per lui, per noi, significa davvero tanto.

Gocciolina è proprio uno di questi disegni.

Perché si chiama Gocciolina? Perché a differenza degli altri disegni, tutti, indistintamente, hanno visto una goccia sorridere tra quelle linee.

Perché è così importante? Perché lei è l’ultima.

Già, il giorno in cui Gocciolina fece la sua comparsa su quel foglio fu l’ultimo giorno in cui il piccolo Emanuel riuscì a stringere il suo pugnetto per afferrare il colore. Quel giorno la presa delle mani lo abbandonò definitivamente, non fu più in grado di afferrare ne sollevare nulla, da quel giorno la sua manina restò sempre aperta.

Le sue condizioni fisiche peggiorarono dall’oggi al domani, senza che potessimo rendercene conto e improvvisamente anche i colori smisero di cadere da quel tavolino talmente i suoi movimenti erano diventati lenti, deboli, talvolta impercettibili. 

I colori tornarono nella loro scatola, i fogli nel loro cassetto ed io precipitai nello sconforto: vedere mio figlio privato da quello che era il suo più grande divertimento, vederlo soffrire, con il viso sconvolto quasi a chiedere “perché non riesco” è stato per me come ricevere una pugnalata in pieno petto.

Quel disegno, quell’ultimo dolcissimo disegno divenne allora per me il ricordo più bello a cui aggrapparmi e ogni volta che lo guardo, come per magia, rivedo mio figlio muovere le braccia e sorridere dei suoi piccoli capolavori.

E allora se permettete, se avete voglia di ascoltarmi, voglio raccontarvi questa fiaba a me tanto cara:

C’era una volta un bambino che amava i colori talmente tanto da avere la capacità di portare un meravigliso arcobaleno ovunque andasse.

Il suo era un dono che era felice e orgoglioso di condividere con tutti. Ogni volta che era in compagnia dei suoi amati colori il suo visetto splendeva e si sentiva il bimbo più fortunato del mondo.

Ogni volta che la sua piccola mano si muoveva centinaia e centinaia di colori avvolgevano il mondo attorno a lui creando qualcosa di mai visto prima.

Ma questa felicità non era destinata a durare. Una terribile maledizione incombeva su di lui.

Qualcuno o qualcosa odiava talmente tanto i suoi colori che voleva il mondo in bianco e nero! Eh già, un orrido essere fatto solo di dolore e oscurità proprio non sopportava quel tenero raggio di luce che scaturiva dalle manine del nostro piccolo eroe, tutto quello scintillio, quella gioia erano intollerabili per quell’orrenda creatura che scagliò contro il bambino la sua terribile maledizione.

“Pietra, diventerai pietra!” Urlò.

Le persone sentirono soltanto un enorme boato, simile ad un tuono, dopotutto fuori c’era il temporale e non ci fecero neppure caso, ma il nostro piccolo eroe udì chiaramente quelle tremende parole e a poco a poco, il suo corpicino iniziò ad irrigidirsi, a poco a poco il bimbo dei colori diventò pietra.

L’oscuro essere credeva allora di aver vinto, vedendo quel bambino immobile, pietrificato, credette di essere riuscito a fare svanire i colori, ma preso dalla foga del momento non si rese conto di un piccolo miracolo.

Dalle manine ormai ferme scivolò a terra un piccolo pezzo di carta.

Era un quadratino, non più grande del palmo di una mano, ma in quel pezzettino di carta il bimbo aveva fatto un ultimo meraviglioso disegno!

Non sembrava un vero e proprio disegno a guardarlo bene, era più un insieme di linee apparentemente senza senso ma, nell’imprimerle su quel foglio, aveva utilizzato tutti i colori che aveva, tutti i colori del mondo.

Grazie a quel disegno i colori erano sopravvissuti.

Talmente era grande l’amore impresso su quel pezzettino di carta che le linee magicamente presero vita, si unirono, diventarono una piccola goccia e si sa cosa fanno tante goccioline sospese nell’aria dopo un temporale.. riflettono la luce e creano un meraviglioso arcobaleno!

Eh già, quel mostro accecato dalla rabbia non aveva minimamente pensato che l’arcobaleno arriva sempre dopo un temporale e che quel suo tuono avrebbe si trasformato il bambino in pietra ma non avrebbe impedito all’arcobaleno di nascere.

Ossessionato da quella goccia colorata che resisteva imperterrita a tutte le sue grida chiese aiuto al signore del tempo chiedendogli di scorrere veloce e cancellare quelle tracce dal foglio ma niente, il tempo non riuscì ne a corroderlo né a cancellare neanche un piccolo frammento di colore anzi, fece in modo che, ingiallendosi la carta, la gocciolina diventasse sempre più splendente! Tantissime persone vennero a conoscenza di quel magico disegno e a poco a poco la gocciolina iniziò a girare il mondo. Passò da una mano all’altra attraverso fotocopie, social, fotografie.. diventarono tantissime goccioline in ogni parte del mondo creando un meravigliso arcobaleno che avvolse la terra, pensate addirittura qualcuno pensò di tatuarsela! In brevissimo tempo i colori di gocciolina illuminarono la vita di tantissime persone, portarono gioia e allegria ovunque e a quel mostro fatto di oscuritá non restò altro che tornarsene nella sua tana affranto e sconfitto per aver ottenuto solo una grandissima umiliazione.

Sono passati ormai diversi anni, ma se un giorno vi trovaste a passare per una stretta e alberata strada di campagna non affrettatevi! rallentate il passo e iniziate a cercare bene!

Cercate una piccola casina colorata, li vive il piccolo eroe della nostra storia è sempre li troverete ancora quel pezzo di carta che nonostante gli anni non è sbiadito neanche un po’, fermatevi un momento e guardatelo con attenzione! Osservatelo con gli occhi del cuore e potrete vedere anche voi quella piccola gocciolina colorata, ferma lì, su quella mensola che sembra sorridere e che mai, mai distoglie lo sguardo dal suo bambino di pietra che nonostante tutto continuerà sempre ad amare dal più profondo del cuore tutti i colori del mondo.

Per sempre.

Fino alla fine dei tempi.

[Da il piccolo principe Bompiani Ed.1984]

Sapete questa è la mia fiaba preferita, è una storia vera, certo “infiocchettata” un po’, ma quale bella storia non merita un altrettanto bel ricamo? E se con queste parole sono riuscita a strapparvi anche solo un accenno di sorriso e perché no magari a farvi venire voglia di prendere un foglio di carta e scrivere, colorare, dipingere un emozione ecco che il mio bambino di pietra avrà fatto un altra delle sue magie!

PS non disperatevi, la storia non finisce mica male, Emanuel disegna ancora! Senza pennarelli, macchiando il foglio come può ma credetemi, anche se diventato di pietra  non si è mai perso d’animo e mai si è staccato dai suoi amati colori.

È questa per me è la morale della nostra fiaba: in un mondo che ti vorrebbe in bianco e nero tu non perderti mai d’animo e vivi sempre a colori.

Dopotutto  come diceva l’attore e ballerino americano Danny Kaye: “La vita è un’enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi”.