[Recensione di Adriana Giannini]
Libertà, uguaglianza e matematica
In Francia sono parecchie le scuole intitolate alla matematica Sophie Germain e pensare che quando era ragazza chissà che cosa avrebbe dato per poterne frequentare una.Purtroppo negli anni in cui visse tra il 1776 e il 1831, ma anche per molti decenni a seguire, a una giovane donna non bastava vivere a Parigi, provenire da una famiglia agiata e soprattutto essere dotata di molto talento per poter seguire corsi di studio regolari e approfonditi.
Per le contemporanee era sufficiente saper leggere, scrivere, magari ricamare e suonare uno strumento, muoversi con grazia e poco più.
Questo non bastava certo alla tredicenne Sophie che, in piena rivoluzione francese, scoprì che la biblioteca del padre era il posto più tranquillo e sicuro in cui rifugiarsi.
Inizia con questa scoperta l’agile libretto che Cecilia Rossi ha dedicato a Sophie Germain, misconosciuta matematica ai suoi tempi e da pochi decenni rivalutata sia per i risultati in campo matematico sia per la tenacia nel portare avanti i suoi studi in un mondo che, come sottolinea Roberta Fulci nella prefazione, considerava le donne del tutto inadatte a portare avanti un lavoro scientifico indipendente.
Come racconta con uno stile vivace e coinvolgente l’autrice, è nella ben fornita biblioteca del padre, un agiato e colto commerciante, che Sophie scopre per caso il fascino della matematica.Leggendo il libro di Montucla sui grandi matematici resta folgorata dall’episodio dell’uccisione di Archimede di Siracusa da parte di un rozzo soldato romano incapace di capire che lo scienziato era troppo assorto in un suo problema geometrico per rispondergli.
Decide che deve valere la pena approfondire una materia così appassionante e lo fa da autodidatta studiando con accanimento anche testi scritti in latino e greco.
La situazione diventa preoccupante per i genitori che le proibiscono di continuare, ma Sophie studia di nascosto nel freddo della notte finché i genitori si rassegnano e assumono un istitutore.
Da questo momento sarà soprattutto il padre a diventare un alleato di Sophie e ad accompagnarla dove una fanciulla di buona famiglia non sarebbe mai potuta andare da sola. Anche la mamma si dà pace: fortunatamente ha altre due figliole da seguire e far maritare.
Nei suoi studi Sophie ha fatto molti progressi, ma capisce che ha bisogno di validi maestri come Legendre e Lagrange che insegnano all’Ecole Polytechnique dove le donne non sono ammesse.
Ci tiene così tanto che, con la complicità del padre, riesce a procurarsi le dispense di uno studente poco assiduo dell’Ecole, un certo Antoine-August Le Blanc sotto il cui nome invia i commenti alle esercitazioni di Lagrange.
Lagrange li apprezza e vuole conoscere il perspicace studente che, a questo punto e con grande stupore e ammirazione di Lagrange, si rivela essere una ragazza di 22 anni.
In realtà questo furto d’identità non crea problemi a Sophie, lo studente Le Blanc si è ritirato o forse è morto e lei può continuare a usare il suo nome nelle lettere che tra il 1804 e il 1809 scrive al grande matematico tedesco C. F. Gauss per commentare le sue Disquisitiones Arithmeticae.
Con Gauss il segreto dura circa tre anni perché Sophie, preoccupata per la vita del suo maestro epistolare dopo la conquista della Prussia da parte di Napoleone, prega un generale amico di famiglia di proteggere lo scienziato.Anche lui così viene a conoscere il vero nome della sua salvatrice, ma questo lo conferma solo nel suo entusiasmo per il suo “genio straordinario”.
Purtroppo l’interessante carteggio con Gauss – di cui l’autrice del libro è un’esperta avendo scritto la sua tesi di laurea su di esso – si interrompe e sarà la sola Sophie a scrivergli ancora molti anni dopo per comunicargli che intende affrontare il più famoso rompicapo dei matematici: la dimostrazione del teorema, o meglio della congettura, di Fermat.
Non ci riuscirà, ma ci andrà abbastanza vicino, meglio dei tanti matematici che ci si sono arrovellati fino al 1994, anno in cui Andrew Wiles è riuscito a dimostrarlo.
Del resto Sophie non teme le sfide: tra il 1811 e il 1813 è l’unica partecipante al concorso proposto dall’Institut de France per trovare un modello matematico applicabile alle superfici vibranti di Chladni.Un impegno che richiede infiniti e inediti esperimenti, ma che dopo tre tentativi la farà diventare la prima donna a ottenere un premio dall’Accademia delle scienze. Un vero riconoscimento che si affianca alla laurea honoris causa che Gauss le farà attribuire dall’Università di Gottinga nel 1831.
Purtroppo Sophie morirà poco prima di riceverla. Questa a grandi linee la vita di Sophie Germain che non solo ha saputo attraversare uno di più tumultuosi periodi della storia francese – dal Terrore alle alterne vicende napoleoniche e alla Restaurazione – senza mai perdere il suo tenace entusiasmo per la matematica, ma è riuscita, nonostante l’isolamento causato dall’essere donna e quindi non poter frequentare scuole o accademie, a raggiungere risultati di livello pari o spesso molto superiore a quelli dei colleghi uomini.Non ho volutamente citato altri importanti risultati di Sophie Germain nel campo della matematica pura e applicata rimandando i lettori a quanto scrive l’autrice perché mi piacerebbe che questo libro attirasse l’attenzione di lettori e lettrici di vario tipo, dagli amanti della storia a chi si interessa di matematica, dagli studiosi del femminismo a chi desidera conoscere il lato avventuroso del progresso scientifico. Sono sicura che non resteranno delusi/e.
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