PER PRIMO VENNE L’IPPOGRIFO

(dall’Alzheimer Fest di Treviso- 13-14-15 ottobre 2019)

-Testo di Anna Roberto – 

– Video prodotto da Alzheimer Fest –

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Per primo venne l’Ippogrifo.

Petto di leone sogni di cavallo. Dal Castello di Ferrara venne in volo, con la piuma e le ali, la sella e la briglia.

Venne per me che sono cavaliere o mago.

Sono Ruggier, Gradasso, Sacripante. Sono Astolfo e sopratutto Orlando.

Sei vero Ippogrifo o sei impossibile? Chi vuoi che vada a recuperare il senno se non io che il senno l’ho perduto. Chi vuoi che vada a recuperar la chiave, l’ampolla e le cose dimenticate in Terra. E forse il vuoto che rimane qui, lo custodisco nella notte, obnubilata certo!, e nel silenzio umano.

Per primo venne l’Ippogrifo.

Venne in volo da molto al di là dei mari,  fino a Sant’Artemio, dove prima, guarda caso, stavano i matti. Venne veloce per onorar Marco Cavallo; lui addirittura nato in Terra, nel manicomio di Trieste. Enorme, azzurro, alato, fatto della stessa sostanza dei sogni.

Quanti cancelli ha dovuto abbattere per arrivare fino alla Storga! Da lontano prendeva la rincorsa, più volte e ancora e ancora, e noi, già sentivamo il suo nitrito, potente e forte. Lui così stracolmo di follia.

Sei vero o sei impossibile?

Da che parte devo andare per l’Auditorium? Immenso il parco e il volo.

Vieni, ti guido, che ieri mi son perso anch’io.

Da che parte inizio che non me lo ricordo. Dal Cuore, mi ha detto Tognolini -Tum tum. Tum tum. Tum Tum-. Lo senti? Dal filo che si intreccia, mi ha detto la Rigotti… ecco perché nella mia infanzia i topolini della Potter cantilenavano “non ho più filo…”

Sul filo invece volano i funamboli Zoé. Il loro circo è corpo, è gesto, è vita. E’ anima e terra, silenziosa e sacra.  Il loro filo è viaggio, è sogno, è poesia.

Allora il filo lo ritrovo anch’io, foss’anche per il solo tempo della tromba di Fresu, della fisarmonica del Di Bonaventura che mi fanno accaponar la pelle, ma è la voce della “Signora Cecilia Delle Cime” che mi mette le spalle contro il muro. E’solo in quell’istante l’emozione? Foss’anche!

Sì “Di amore non siam vecchi” caro Gianni. Io ti ho incontrato. Dal Remigi che ci donava le sue dita a filar via sul pianoforte e sopra il canto. Eri assieme alla tua Claudia; per una attimo l’hai persa dalla vista e poi, l’hai ritrovata. Mi sembrava di conoscervi da sempre, caro Gianni  e per non dimenticarlo ho fatto come fanno tutti  quei bambini e imbottigliato il tuo ricordo… chissà chi lo raccoglierà nel mare.

Laila mi ha fatto il ritratto. Lo ha fatto a tutti,  mica solo a me. Li ha appesi fuori, alla parete, una parete immensa… Come fai se arriva il buio Laila? Come fai senza la luce? La luce è come la memoria. Ippogrifo! Ippogrifo! Corri! Anche Laila deve andare sulla Luna!

Ma quanti siete? E quanti siamo? E come faccio a ricordarvi tutti…

Vuoi un caffé?

Bere Miesen, Bere Miesen, un caffé con te?

Sotto il tendone, però, dove è pieno di Medici, ma senza camice.

E’ pieno di scienziati anche! Scienziati matti? Insomma!

La più meravigliosamente matta è lei Amalia Bruni, neuroscienziata conosciuta in tutto il mondo. Le è venuta la folle idea di fondare un centro d’eccellenza in una terra -la Calabria- dimenticata anch’essa e che dimentica i suoi figli. Solo una combattente come lei, che sogna controvento, che ha sfidato tutto ed è rimasta, poteva mettersi a studiare, con rigore ferreo e risoluto, le malattie del cervello umano e individuare (sì lo ha individuato!) il  gene dell’Alzheimer. Eppure, disperata, lancia l’allarme “Non ci sono fondi” dice, “stanno chiudendo tutto”.

Mio Dio, mio Dio… e ora? Non c’è più filo…

La conoscevo? Forse. Prima. Allora mi avvicino e – mi scusi dottoressa, dove posso trovare notizie su di lei?-. Sorride dolce. – Dappertutto-, mi sussurra, -anche sulla Luna-.

Corriamo, allora, se no il caffé si raffredda e chi lo sente Miesen?

“La demenza è una catastrofe completa”, silenzio, sta parlando, “ecco perché puoi sederti qui e accettarla e condividerla e attraversarla , in una atmosfera un pochino più distesa, con un disco, una luce vera, una mano amica. Vivere. Ora. E stare assieme agli altri, non più da soli. Assieme, insieme, come in un Caffè.”

“Non rinchiuderti, non rinchiuderti città, combatti l’abbandono, l’emarginalità” è il Trabucchi, lo sento da lontano “se la città si chiude la casa si chiude, la casa che protegge può anche imprigionare, non rinchiuderti città, non far calare il gelo di tutta questa solitudine.”

Mi volto, come in un richiamo. L’Introini lo vedo in fondo, appoggiato a un muro, un tutt’uno col suo Banco Ottico. Si capisce sul momento, signore com’è, nei modi e nella mente, che giunge da un’altra dimensione, da un’altra età.

Anche il Veliero giunge, spargendo poesia, sollevato in aria da braccia forti che sanno sostenere, e dai fiati, voce e contrabbasso dei Bandaradàn! Son stati dappertutto e dappertutto li volevi continuare ad ascoltare.

C’erano anche l’Ernesto e l’Anna, i “guitti” de I Cunta Su con i loro sguardo aperto a cercare l’altro. In punta di piedi, sempre. Chi emoziona chi? E’ un cerchio, è un cerchio…

Ma quanti siete? E come faccio a ricordarvi tutti…

Siamo Compagnie Malviste? Ma dai! Guarda bene!

C’è l’Orto dei disastri, la Casetta dei Ricordi Perduti e di quelli Ritrovati. Il Cinema che non ha età.

Il Viale del Gusto e del Cibo primordiale con i suoi stuzzichini, le polpette e le crostate; la birra, il miele, il bergamotto. Paprika, Pitacabari e Brambù, la Buttiga, la Giacoma e lo Slow Food!

La passeggiata dei Racconti, la Stanza del Silenzio e gli Ombrelloni dell’infinito Mare che sta nella Città.

Ci sono corridoi a cielo aperto, astronavi, veli, pupazzi e percussioni, smalti, abbracci, baci e libri.

Ci sono i nonni… I Nonni? Nonni un corno! Ed Ora Tango! O Gospel scegli tu!

La Valentina e la Giovanna avanti e indietro, indietro e avanti, 9.000 Km di andirivieni e di  telefoni -Che tutto torni, che tutto fili liscio…- non ti accorgi mica da fuori dei direttori dell’Orchestra…

Ora cala il sipario. Chiudono i cancelli. Sì ma noi siam fuori, non siamo mica chiusi dentro. Con questa curva di sorriso addosso che raddrizza tutto.

Mica vi ho detto tutti -e mica si riusciva!-, ma manca almeno una persona a questo vortice di danza, a questa ‘mbriacatura di bellezza.

E come fai a dimenticarlo il Capitano! Capitan  Farina! Col suo cappello di paglia e il cuore colmo di misurata adrenalina.

Con lui siamo saliti in un palpito di Luna, in un palpito di tempo.

Veliero! Ippogrifo! Marco Cavallo!

Venite!

Vieni.

“Alla mia destra tu”.

Rimani.