[La presentazione del libro è di Sara Sesti]

Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie

Il libro offre un itinerario lungo la storia delle scienza e dell’ istruzione femminile che mette in luce figure per troppo tempo ignorate o sottovalutate come l’attrice hollywoodiana Hedy Lamarr, cui è dedicata la copertina: è famosa per la sua bellezza e per essere stata il primo nudo della storia del cinema, ma quasi nessuno sa che negli anni Quaranta inventò lo Spread Spectrum, una tecnologia oggi usata per la telefonia cellulare e le comunicazioni wireless: Wi-Fi, Bluetooth e il GPS.

Più di cento scienziate tenute in ombra per secoli, vengono restituite alla memoria: le matematiche Maria Gaetana Agnesi, Emmy Noether e Maryam Mirzakhani, prima donna a ricevere la medaglia Fields, il Nobel per la matematica; le astronome Vera Rubin e Jocelyn Bell-Burnell, scopritrici della materia oscura e delle pulsar; le economiste Rosa Luxemburg, Joan Robinson e Elinor Ostrom, attente alle questioni politiche e sociali. Ampio spazio è dedicato alle Nobel – da Marie Curie a Youyou Tu – e alle donne cui il Nobel è stato negato come Lise Meitner e Rosalind Franklin.

Un’ attenzione particolare è rivolta alle scienziate italiane, da Laura Bassi e Anna MorandiManzolini, prime docenti universitarie nella Bologna del Settecento, a Ilaria Capua e Fabiola Gianotti, prima donna a dirigere il Cern di Ginevra, passando per Margherita Hack e Rita Levi Montalcini.

Vengono ricordate anche le protagoniste dell’ informatica e delle nuove tecnologie e le ricercatrici che in diverse epoche hanno realizzato i più importanti lavori collettivi: le astronome dei Cataloghi stellari dell’ Ottocento, le programmatrici di Eniac, il primo calcolatore digitale, le ricercatrici del Progetto Manhattan che contribuirono all’ ideazione e alla costruzione della bomba atomica e le scienziate afroamericane dei primi programmi spaziali della Nasa.

Sara Sesti

Si segue attraverso la storia il rapporto delle donne con il sapere e con le tecniche, le attività nei vari luoghi di produzione della cultura: corti, salotti, conventi o centri di ricerca e l’assenza dalle istituzioni come accademie e università. Un vuoto vistoso che si protrae almeno fino alla seconda metà del Novecento. Chi lo dice che le donne non sono adatte alla scienza?

Sara Sesti e Liliana Moro, Scienziate nel tempo. Più 100 biografie, Ledizioni, Milano 2020