[Foto e testo di Anna Roberto]

Di questi frammenti che siamo

– piccolo racconto fotografico –

Cammino nella città di Milano, da sola, senza tragitto, senza punti cardinali. Oggi che non è zona rossa. La guardo come in uno spazio di silenzio, fotografando non ciò che vedo, ma ciò che sento.

E mi confondo in questo mosaico contemporaneo di umanità dispersa.

Penso al prima. Perché ormai c’è un “prima del covid” e ci sarà un “dopo”. Non ora. 

Penso al prima, quindi, a quando eravamo sballottati in quell’andare e venire, venire e andare ad attraversare non-luoghi, come un’onda di voci a giungere e passare.

E nei passi veloci era la forma del tempo.

A quando si vagava distratti come si fosse stati soli e a sperare di non esserlo.

A quando ci si perdeva dietro vetrate liquefatte a nascondersi nella nostalgia dell’incontro.

Forse non meno disorientati di adesso, che siamo sfocati, indistinguibili a cercare identità sparpagliate tra soglie e cappelli che dureranno più della nostra memoria. A cercare certezze e un riconoscersi strano. Frastornato e sfuggente.

Ci siamo addormentati pensando che le nostre ombre fossero possibilità e ci siamo risvegliati all’alba senza poter fermare l’oblio di terre e mattini.

Meravigliandoci d’inciampare ancora tra la fragilità e la bellezza.

Una bellezza che non abbiamo mai saputo dire. Come qualcosa che trafigge, piena di tenerezza e vita.