[di Toti Pumpo]

VIAGGIO MUSICALE NEI SUONI DELLA PALESTINA

Concerto

[Concerto-immagine di Pexels – Foto di Harrison Haines licenza CC0 1.0]

La bellezza della musica sta nella possibilità di definire l’identità di un popolo senza limitarne i confini. È un alfabeto universale che accomuna tutta l’umanità, pur nella magia di una ricchezza espressiva e sonora che differisce da un’area culturale all’altra. Potente strumento di libertà individuale e dei popoli, la musica (non necessariamente o esclusivamente politica) crea senso di appartenenza, racconta l’identificazione di sé e consente la condivisione di un pensiero, di uno stato d’animo, di una lotta. In Palestina durante tutti questi anni di occupazione, il regime israeliano ha continuamente cercato di soffocare la vita culturale e politica, l’arte e la creatività palestinese attraverso intense repressioni (fino a vietare parole considerate potenti quali “filastin”-Palestina e “awda”-ritorno) o più semplicemente stritolando le associazioni culturali (solo quelle palestinesi, però) con aumenti esponenziali dei costi di gestione. E anche in questi atroci giorni di guerra, in cui è in atto il tentativo di cancellarne l’identità, avvicinarsi alla musica palestinese, con i suoi suoni e i suoi testi, può aiutare a comprendere un mondo non poi così lontano da noi.

La scena musicale palestinese è ricca di diversi generi, dal rap, trap, al pop e all’hip hop, dal jazz al rock fino alla musica sperimentale. A seguire alcuni artisti che danno ciascuno un’immagine diversa della musica palestinese e ne raccontano la storia attraverso i testi e gli strumenti musicali utilizzati.

Kamilya Jubran:

Kamilya Jubran con Oud a Colonia

[Kamilya Jubran-Wikimedia Commons- foto di:Raimond Spekking -CC BY-SA 4.0 ]

Una delle figure più venerate tra le giovani generazioni di musica araba sperimentale e alternativa di oggi. Negli anni ’80 Kamilya, insieme a Said Murad, Issa Freij, Odeh Turjman e Yacoub Abu Arafeh, formò la leggendaria band palestinese Sabreen che ha pubblicato diverse canzoni sulla lotta quotidiana dei palestinesi, specialmente durante la prima Intifada.

Soul Soul’s Walaa Sbeit: Gruppo di musica elettronica giordano palestinese. La band principalmente palestinese ha potuto crescere e incontrarsi solo a Londra, lontano dalla Palestina e dalla Giordania, a causa delle restrizioni di viaggio imposte da Israele. Durante un’aggressione israeliana contro i palestinesi, un membro di spicco della famosa band, è stato arrestato dalle forze israeliane, perché stava documentando le atrocità e gli attacchi ai cittadini palestinesi ad Haifa. “Tareq? Mi senti? Dove sei?”. “Sto provando ad attraversare una frontiera, che altro? Quando sei palestinese…”.

Mohammad Jaber Abdul Rahman Assaf: Cantante pop palestinese è cresciuto nel campo profughi di Khan Younis a Gaza dove ha frequentato la scuola elementare dell’UNRWA. Vince la seconda stagione di  Arab Idol, spettacolo televisivo arabo trasmesso dalla rete MBC con copertura mondiale. Rocambolesca l’avventura della sua partecipazione, ma si sa che la realtà supera l’immaginazione: poiché palestinese di Gaza messosi in viaggio verso l’Egitto per l’esibizione, viene bloccato pe due giorni al confine. Quando finalmente riesce a ripartire, arriva che le porte dell’hotel in cui si svolgevano le audizioni erano già chiuse e per entrare salta il muro, ma non riesce più ad ottenere il numero per partecipare. Seduto sconsolato nella hall canta per far ingannare il tempo dei concorrenti in attesa. Un cantante, palestinese come lui, lo sente, si avvicina e gli allunga il suo numero: “So che non raggiungerò mai la finale, ma tu sì”. All’annuncio della sua vittoria i palestinesi scendono a festeggiare per le strade di Gaza City, Gerusalemme est, Nablus, Ramallah, Betlemme, Khan Yunis, Nazareth, Libano e Giordania. Nel 2013 Assaf è stato nominato ambasciatore di buona volontà per la pace dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA). È stato anche nominato ambasciatore della cultura e delle arti dal governo palestinese di Mahmoud Abbas. La maggior parte della sua musica è cantata nel dialetto  iracheno e del Golfo.

Rasha Nahas: Per gli amanti dell’avanguardia la chitarrista, cantante e compositrice palestinese compone le sue ballate strizzando l’occhio al pop, indie rock, jazz e rockabilly.  Anche se cantata in inglese nella sua canzone “Desert”, Nahas parla dolcemente dei sentimenti lacerati, della sottile violenza sullo spazio, dell’identità e del tempo.

DAM: Famosi sul fronte hip-hop, la band palestinese DAM è in attività dai primi anni 2000. Nei testi delle loro canzoni si parla della povertà, del razzismo e della discriminazione affrontata dai cittadini palestinesi di Israele. Da un testo delle loro canzoni: “Chi è il terrorista? Io sono il terrorista? Come posso essere io il terrorista quando tu hai preso la mia terra?!”

Le trio Joubran:

Le Trio Joubran at TEDGlobal 2013 in Edinburgh, Scotland. June 12-15, 2013. Photo: James Duncan Davidson

[Le Trio Joubran at TEDGlobal-Photo: James Duncan Davidson-Flickr -CC BY-NC 2.0 ]

Le Trio Joubran è un trio di oud (liuto arabo) che suona musica tradizionale palestinese. Il trio è composto dai fratelli Samir, Wissam e Adnan Joubran, originari della città di Nazareth, che ora si dividono tra Nazareth, Ramallah e Parigi. I fratelli Joubran provengono da una nota famiglia con un ricco patrimonio artistico.

Nai Barhgouti: La cantante, compositrice e suonatrice di ney (flauto arabo), nelle sue composizioni rimane radicata al sistema modale e della musica araba. Le sue composizioni di ney sono entrate a far parte del curriculum di flauto presso l’Istituto Internazionale di Musica Iberica di Valencia.

Daboor e Shabjdeed dei BLTNM: Il gruppo rap e hip-hop, che ha sede principalmente a Gerusalemme, ha reagito sempre prontamente alle violazioni israeliane dei luoghi santi della città e dei diritti della sua gente Famosa la canzone intitolata “Sheikh Jarrah” in cui parla dei proiettili che volano attraverso il quartiere.

Faraj Suleiman:

Faraj Suleiman

[Faraj Suleiman-Wikimedia Commons-foto di Vincenzo Arbelet -CC BY-SA 4.0]

Pianista e compositore jazz Suleiman compone musica per il teatro e ha collaborato con il famoso artista di graffiti Banksy per il suo pezzo al Walled-off Hotel di Bethlehem, in Palestina.

Canaan Ghoul: Il musicista è un esponente di spicco dell’oud, uno degli strumenti a corda più antichi del mondo e una parte fondamentale del patrimonio musicale del mondo arabo. Diplomatosi prima all’Edward Said National Conservatory of Music e successivamente in oud presso l’Università Ebraica di Gerusalemme. È famoso perché si esibito spesso con l’oud sui tetti delle case in via di demolizione da parte degli israeliani, cantando “Ana Ibn Al-Quds” (“Sono il figlio di Gerusalemme”), canzone tradizionale in cui i palestinesi dicono al mondo che non lasceranno mai la loro terra.

Simon Shaheen: Shaheen ha iniziato a suonare l’oud e il violino in giovane età. Ha frequentato l’Università di Tel Aviv, conseguendo lauree in letteratura araba ed esecuzione musicale. Successivamente proseguì gli studi presso l’Università Ebraica di Gerusalemme. Nel 1980 emigrò negli Stati Uniti per studiare musica alla Manhattan School of Music e alla Columbia University, diventando infine cittadino statunitense. E’ considerato un virtuoso dell’oud.

Bashar Murad: Murad è un cantante ed attivista palestinese. La sua musica affronta tematiche sociali riguardanti l’occupazione israeliana e i diritti LGBT in Medio Oriente. Ha ottenuto maggiore popolarità nel 2019 a seguito della collaborazione con il gruppo musicale islandese Hatari al singolo Klefi. Nasce a Gerusalemme Est nel 1993, figlio di Fadia Daibes e Said Murad, quest’ultimo fondatore del gruppo Sabreen. Quando Bashar nacque, il gruppo era all’apice della carriera e la musica fu molto importante per lui, e lo ha aiutato a crescere in un territorio occupato e una società molto conservatrice. Ha studiato alla Jerusalem American School e al Bridgewater College, in Virginia.

Faisal Taher: Nato a Yabad (Palestina) nel ’59, si è trasferito in Italia nel 1986. Dall’ ’88 al ’95 è stato voce solista dei Kunsertu. Attualmente è la voce solista dei Dounia, con cui ha inciso due cd pubblicati da “Il Manifesto”. Ha collaborato dal vivo e in studio con diversi artisti tra cui Paolo Fresu, Trancendental, i Dissoi Logoi, Al Qantarah, Cecilia Pitino, Tri Muzike, Canto Discanto, Dodi Moscati, Roy Paci, e il gruppo benevantano Sancto Ianne (vincitore dell’8° Festival Musicale “Voci per la libertà” svoltosi a Villadose – RO – tra il 20 e il 25 luglio 2005). Ha cantato nella compilation “Sette veli intorno al Re” e ha partecipato alle registrazioni di varie colonne sonore per cinema e televisione, tra le più importanti “Il bagno turco”; “La piovra 8 e 9”, “Ecco fatto”, “L’amante perduto”, “L’amore di Marja”. Ha inoltre partecipato come cantante a diversi allestimenti teatrali, tra cui “Giulio Cesare” di W. Shakespeare, “Che farai Fra Jacopone” di Ninni Bruschetta.

Concludiamo questa carrellata, che non può essere esaustiva, ma che spera semplicemente di stimolare ad una ricerca personale più approfondita, con il cantante folk forse più popolare, le cui canzoni sono conosciute a memoria da diverse generazioni di palestinesi

Abu Arab (Poeta della rivoluzione):

Abu Arab (Poeta della rivoluzione)

[Ibrahim Abu Saleh Abu Arab-Da Wikimedia Commons-foto di:Issam-da Rimawi/safaimages-CC BY-SA 4.0]

Ibrahim Mohammed Saleh cantante e poeta palestinese comunemente noto come Abu Arab (che significa appunto Poeta della rivoluzione), nasce da una famiglia contadina nel 1931 ad Al-Shajara durante il mandato britannico in Palestina. Costretto a fuggire in Siria durante la Nakba (la catastrofe) del 1948. Ha vissuto in esilio per 63 anni prima di tornare in patria nel 2011 per partecipare ad un festival culturale. I suoi testi narrano la realtà di tutti i palestinesi, compresi quelli che vivono lontani e nei campi profughi. La sua musica rievoca suoni antichi inseriti un contesto attuale. Viene spesso citato da uno dei protagonisti del libro Apeirogon di Colum McCann. Dalla sua canzone Haddi Ya Baher: “Non importa quanto lungo sia il viaggio. E non importa quanto tempo ci vorrà per il viaggio… tornerò a te”.