[Di Miramondi Ernesto]
PROGETTO “LEGGERE LIBERA-MENTE” PRESSO IL CARCERE DI OPERA
Giusto una riflessione!Quanto della nostra percezione sul tema carceri è davvero attinente alla realtà e quanto è solo il frutto di un pensiero stereotipato?
Difficile separare le due cose, mancano i punti di contatto e le notizie che giungono dal mondo delle carceri sono quasi sempre frammentarie e molto spesso solo sull’onda di questo o quell’evento che ha generato la notizia;
il sovraffollamento nelle carceri giovanili, le rivolte, la certezza della pena, la sicurezza, le iniziative per meglio rinchiudere i delinquenti, giusto per toglierseli d’attorno e via così, discorrendo…
Di fatto, se non si decide di approfondire la questione giusto per un interesse del tutto personale, per il flusso di notizie che normalmente giungono alla nostra attenzione, tutto il sistema carcerario, per quanto importante e con riflessi che investono tutti gli aspetti della società e del vivere comune, potrebbe essere tranquillamente ubicato su Marte.
E, cosa ancora più peculiare, gli esseri umani che vanno in reclusione diventano a tutti gli effetti degli “omini verdi” con tanto di tentacoli e aculei velenosi; diventano alieni che uccidono a distanza.
Sempre stato così, in passato ancor più che oggi, ma se davvero si vuole cambiare lo stato delle cose, avviare processi per la costruzione di una società più equa e giusta, allora diventa importante capire quanto realmente avviene in quella “terra di mezzo” che è il carcere.
E questo giusto al solo fine di favorire il vero reintegro di chi è recluso adottando quei principi di umanità e di dignità propri di una società che vuole emanciparsi e che già su carta sancisce il ruolo della reclusione come strumento per il recupero e la riabilitazione di chi delinque.
Azione del capire. Molte domande alla mente.
Per esempio, quanto dell’essere umano che ha compiuto il reato emerge e viene preso in esame, non tanto per le esigenze del giudizio ma successivo ad esso, per la sua riabilitazione?
E quanto del suo pensiero, della realtà da lui vissuta prima dell’arresto, durante il suo delinquere e nel periodo di reclusione?
E la pena? E’ vista come un atto di espiazione fine a se stesso o anche come un’opportunità di rinascita?
Il recluso, la reclusa ha famiglia? Bimbi piccoli? E come vive la famiglia la condizione di avere un famigliare in carcere?
E, non per ultimo, come sono le strutture carcerarie? Cosa possono offrire in tema di recupero oltre ovviamente alla reclusione?
Azione del capire, l’approcciarsi ad un mondo così vasto, dalle mille sfaccettature ed implicazioni è praticamente impossibile da trattare in un unico articolo ma può essere almeno in parte svelato attraverso l’operato delle associazioni e formazioni che, a vario titolo, collaborano con gli organi carcerari, coadiuvandoli nella cura e nel sostegno umano, attuando forme e metodi utili a migliorare la condizione del recluso e del suo inserimento nella società.
Su Enfleurance, già in passato abbiamo affrontato temi legati al lavoro delle associazioni che operano in ambito carcerario e dunque invitiamo il lettore, se interessato, a cercare nell’archivio storico gli articoli su “BambiniSenzaSbarre”, un’associazione impegnata da anni nella difesa dei diritti dell’infanzia; da sempre presidio attivo contro l’isolamento di cui molto spesso i figli dei detenuti sono vittime.
Molto interessanti anche i lavori svolti dal “Teatroingestazione” con i detenuti.
In questo articolo voglio invece porre l’accento su una meravigliosa realtà chiamata “Leggere Libera-Mente”, LLM, un progetto messo in atto già dal 2008 dall’associazione Culturale Cisproget nella Casa di Reclusione di Opera.
Un team associativo condotto da persone qualificate e straordinarie, a partire dalla responsabile di LLM, nonché fondatrice, la dottoressa Barbara Rossi Psicologa, dotata di una bella commistione specialistica tra la psicoterapeuta e la biblionauta ma soprattutto persona di grande sensibilità e conoscenza dell’umano vivere.Qualche anno fa, in un’intervista ad un gruppo di teatro che teneva laboratori nelle carceri napoletane, uno degli attori intervistati mi disse una cosa che davvero trovai illuminante: “lavorando con i camorristi mi sono reso conto che molti di loro, se avessero avuto un padre salumiere, avrebbero fatto i salumieri”.
Ed è vero. Quanti tra chi si appresta a delinquere è figlio di un’ambiente che si nutre di principi altri? Figlio di una realtà parallela dove gli elementi simbolici che la determinano sono completamente diversi da quelli che vengono considerati eticamente corretti.
Immerso com’è in una realtà i cui i valori, la crescita personale, il senso dell’onore, il comune sentire e i rapporti con le istituzioni hanno una valenza diversa non è affatto facile, come potrebbero pensare alcuni benpensanti, scegliere di cambiare vita ed evitare di delinquere;
ammesso che venga a conoscenza di altre realtà oltre a quella in cui è immerso, dovrebbe in primo luogo appropriarsene per poi attuare delle scelte e, ammesso che voglia optare per altri stili di vita, dovrebbe poi divenire a tutti gli effetti un eroe per essere capace di lasciarsi alle spalle tutto il suo mondo, i suoi affetti e reggere alle possibili pressioni che arriverebbero dal mondo di provenienza e questo, se può valere per qualcuno, non può certo valere per tutti.
Bertolt Brecht scriveva: “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”.
Vi è poi un’altra questione non secondaria, chi delinque e viene recluso, nella sua condizione di non libertà, si troverebbe necessariamente in un ambito circoscritto dove non ci sarebbe modo di assorbire altre realtà e quindi dare vita al cambiamento, anzi, porterebbe la sua di realtà nel luogo di reclusione e, espiata la pena solo come periodo detentivo, uscito, il carcere non avrebbe sortito quel ruolo di recupero che dovrebbe essere la sua mission.
Ecco quindi che il progetto “Leggere Libera-Mente”, con l’istituzione dei suoi laboratori di lettura e scrittura creativa, riesce in molti casi a fare la differenza.
E questo miracolo si chiama lettura.
Il progetto che si svolge sia all’interno che all’esterno della Casa di Reclusione di Opera è sostenuto da un gruppo aperto e misto di professionisti e persone detenute che hanno deciso di lavorare assieme su un progetto, complesso, di letto-scrittura, .
Sul sito “leggereliberamente.it”, nella esplicativa su “chi siamo”, troviamo scritto quanto segue:
“Gli incontri del progetto Leggere Libera-Mente consentono una full immersion nella cultura, attraverso 7 laboratori coordinati, centrati sulla lettura e la scrittura per circa 20 ore settimanali: letture ispirate alla biblioterapia, lettura di saggi, incontro con autori, scrittura creativa, scrittura autobiografica, scrittura giornalistica, poesie e tante altre iniziative che vedono “il libro” come stimolo di miglioramento personale e di accrescimento culturale. Le attività sono utili a stimolare riflessioni condivise ed esplorazioni creative alla ricerca del proprio strumento espressivo migliore. Inoltre sono previsti momenti “ponte” con le scuole, con altri scrittori, e con altre realtà per favorire momenti di confronto su tematiche varie come la scelta, l’autoreclusione, i sogni, la legalità, le regole, i diritti, l’ascolto, il bullismo e altri ancora. Inoltre ci piace contaminare la letto-scrittura incontrando altri linguaggi, come il teatro, la musica, l’arte”.
Attività decisamente composita e ben organizzata anche per le numerose iniziative/progetti messi in cantiere e per le pubblicazioni prodotte.
Ma l’elemento primario è sicuramente l’impatto che questo lavoro può avere sulla vita da recluso e sulla sua crescita individuale.
Leggere, discutere su quanto letto, produrre scrittura, attuare processi corali di analisi sono sicuramente strumenti per arricchire la conoscenza, però, in una situazione come quella che viene a determinarsi in ambito carcerario, sono anche potenti mezzi per entrare in contatto con altri modelli di realtà, spesso profondamente diversi da quelli di provenienza del detenuto.
Gli permette di immergersi in esse, viverle e apprezzarne tutti i nuovi valori e tutti quegli aspetti simbolici che formano e descrivono nuove realtà e, cosa importante, tutto questo non avviene come processo individuale ma corale e quindi si convive in una nuova esperienza rendendola cosa viva, si appartiene, si è membri attivi di una nuova realtà.
Tutto questo da maggiore agio alla reclusione per divenire uno strumento di emancipazione dove, mentre si paga il debito con la giustizia, in contemporanea si acquisiscono gli strumenti per scegliere davvero quale è il proprio percorso di vita.
Ed è interessante vedere che raramente chi segue questo percorso torna poi a delinquere.
Per le produzioni librarie sempre il sito di “leggereliberamente.it” recita:
“Ogni pubblicazione è frutto di un vero e proprio progetto culturale ed editoriale. Ogni anno il gruppo definisce un tema su cui lavorare trasversalmente nei vari laboratori. Negli anni abbiamo approfondito tematiche di un certo rilievo: il sonno e i sogni, le fasi della propria vita, il giardino come metafora di vita, la scuola…sicuramente leggere, confrontarsi, esercitarsi nella scrittura, rivedere i propri testi…non è affatto facile, implica accettare le revisioni di testo che fa l’editing e l’editore, significa mettersi in discussione da un altro punto di vista, ma anche stimolarsi a vicenda nel cercare le parole, le espressioni, le traduzioni possibili di ciò che prima navigava dentro senza voce”.
Tra le pubblicazioni nate nei laboratori di “Leggere Libera-Mente”, voglio citare il libro, da cui ho tratto il titolo di questo articolo: “Sogno, dunque sono” edito dalla casa editrice “La vita Felice” e presentato a Bookcity 2023.Mi ha colpito perché, oltre alle pagine scritte dai docenti, dagli specialisti e scrittori, descrittive della natura del sogno e delle sue implicazioni in campo psicoanalitico e comportamentale, gli altri racconti, soprattutto di chi ha conosciuto la reclusione e che ha collaborato con i volontari di “Leggere Libera-Mente”, mantengono uno speciale equilibrio;
il sogno vissuto come speranza nel futuro, il sogno vissuto come altra realtà.
Ed in fondo il sogno è proprio questo. Una realtà, l’altra realtà, quella che non ha bisogno di infrastrutture per esistere e la puoi vivere liberamente, proiettandovi i bisogni, le tue esigenze e le speranze e, fino a che vive il sogno, vive l’altra realtà.
E questa realtà, lo si percepisce negli scritti, non è solo frutto del bagaglio culturale del soggetto di quando è entrato in carcere.
Lui non sogna più di divenire figura di spicco della criminalità, i suoi sogni sono il frutto di una realtà mutata, più matura, forse con meno voli pindarici, più attinente ad una nuova realtà, realizzabile.
Con uno sguardo al passato e un atto di speranza nel cuore.
Io ho assistito alle letture di alcuni dei racconti direttamente nella sala del Carcere di Opera, durante l’evento “Musica e Parole”, tema il Sogno, con la partecipazione del “Dorè Quartet”, molto bravi.Serata per molti aspetti indimenticabile.
Ma le iniziative di “Leggere Libera-Mente”, pur nel tema della lettura/scrittura riescono a diversificarsi coprendo e portando la propria analisi costruttiva su numerosi temi.
Proprio il 16 di novembre, al PIME di Milano, in occasione della 13esima edizione di Bookcity, che quest’anno si è orientata sul tema “Guerra e pace”, Leggere Libera-Mente ha presentato il progetto editoriale-autobiografico di quest’anno dal titolo “Guerra e pace: in gioco c’è la libertà”e lo ha fatto avviando una tavola rotonda con letture e riflessioni sui temi dei conflitti, quelli in campo aperto e quelli interiori, i processi di riconciliazione necessari e il grande bisogno di pace che ne deriva.
Temi cruciali sia dentro che fuori dalle mura di un carcere, temi sui quali il pubblico è stato invitato a intervenire e, naturalmente, ne è nata una piacevole e costruttiva discussione limitata solo dal poco tempo a disposizione.
Davvero notevole “Leggere Libera-Mente”, sempre ben organizzata, costantemente capace di fornire spunti di crescita.
Grande “Leggere Libera-Mente”, semplicemente.. Fantastico!
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