[Testo di Ernesto Miramondi con la collaborazione di Dario Micheloni] 

[Immagini cortesemente fornite dall’archivio della “Credenza]

ECONOMIA EQUO E SOLIDALE

Quando, circa cinquant’anni fa, giovanissimo e ingenuo, a fronte di una ricerca per un giornaletto di quartiere, mi trovai a scoprire che per mantenere consistenti i prezzi delle arance, queste venivano in parte distrutte, e questo poi era metodo comune anche per altre colture, ne rimasi sconvolto. Ma come, pensai, ma è così che funziona il mercato?  Non sarebbe stato più coerente data l’abbondanza allargare la distribuzione abbattendo i costi e quindi portare derrate alimentari a chi non se le poteva permettere? Solo allora cominciai a fare i conti con quella che era la filiera di distribuzione, i costi di produzione e tutta la catena che portava al consumatore finale. Quel percorso obbligato e molto spesso preda di pochi, avvezzi alla pratica della massimizzazione dei profitti a discapito spesso della qualità finale del prodotto.

Molto è cambiato da allora. Negli anni è andata ad aumentare la consapevolezza di molti consumatori. Questi sono diventati via via più critici, hanno cominciato a porsi domande su quanto avevano nel piatto, quanto questo fosse davvero salutare, i costi di produzione e l’origine produttiva e, mano a mano che la presa di coscienza aumentava, anche ispirata dalla maggiore sensibilità verso le sorti del pianeta, quanto fossero determinanti i processi produttivi poco virtuosi  e le cattive abitudini dei consumi nell’aumento dell’effetto serra e quindi nei cambiamenti climatici. Quindi emerse sempre più forte la ricerca di modelli più virtuosi che sapessero coniugare  il benessere e lo sviluppo eco-sostenibile, con un senso di giustizia ed equità per chi produce e che spesso vede i suoi margini di guadagno, ieri come oggi, risicati e poco rispettosi del lavoro compiuto.

In riferimento a quest’ultimo punto, importante aspetto è il reperimento di prodotti di qualità acquisiti attraverso i principi di solidarietà in quelle zone del mondo fortemente disagiate. Questo avviene attraverso la mediazione di organizzazioni governative o ancor più di associazioni ONLUS che, operando  l’avvio di  progetti per le popolazioni autoctone pagate in modo equo, diventano strumento di crescita e di grande sostegno sociale nonché di riscatto morale e di dignità. Molti sono i progetti che portano prodotti come il caffè, il cacao, lo zafferano e tant’altro ancora sulle nostre tavole attraverso circuiti virtuosi sostenibili ed eco solidali.

Cito una tra le molte esperienze, quella di: “coltivare zafferano per guadagnarsi una vita dignitosa”. Progetto interamente finanziato dalla Costa Foundation in collaborazione con CISDA  e l’associazione “Insieme si Può” di Belluno, su un’idea delle donne di RAWA, nella zona di Herat, Afghanistan, 12 donne scelte tra le più bisognose, con la partecipazione di un supervisore, hanno dato vita alla coltivazione di zafferano. Gli obbiettivi sono quelli di sostenere l’impiego femminile, deviare dalla coltivazione di oppio, garantire una fonte di guadagno sicura per la donna con famiglia a carico.

Qui l’opuscolo che illustra il “progetto Giallo Fiducia”

Circa venticinque anni fa nascevano i primi GAS, ovvero  “Gruppi di Acquisto Solidale”, oggi sono afferenti alla loro rete Nazionale un migliaio di GAS e, in un’aggregazione del tutto estemporanea, molti, molti di più. I principi che li ispirano sono molto semplici: Sono gruppi di cittadini a volte raggruppati in associazioni, altre volte aggregati in modo informale che si organizzano come gruppi. L’acquisto avviene secondo il principio della solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali, rispettosi dell’ambiente e delle persone, con i quali si stabilisce una cooperazione diretta fatta anche di condivisione di intenti e di scambio culturale e umano. Oggetto di scambio non solo il prodotto ma anche le relazioni che ne scaturiscono.

Come sopra già detto, punto di riferimento che orienta le scelte è il principio di solidarietà.  Solidarietà tra i membri del gruppo e i produttori che forniscono i prodotti, solidarietà ai popoli del sud del mondo e verso tutti quelli che subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo, oltre al rispetto dell’ambiente che ci circonda. Nel merito e a titolo d’esempio, cliccando al link sotto riportato, trovate un breve scritto riferito all’Associazione di Promozione Sociale (APS) “la Credenza”, che gestisce, con i suoi vent’anni di vita, uno dei GAS più longevi .